La Storia

Il Centro Taekwondo Budrio nasce nel 1976 presso la Palestra delle Opere Pie in viale 1°Maggio ad opera del Maestro Luigi Nicosia, dopo una dimostrazione svoltasi nella Palestra Comunale qualche settimana prima. Inizialmente gli allievi sono atleti di altre palestre che trovano più conveniente Budrio come sede degli allenamenti, ma già dai primi mesi si uniscono i primi ‘budriesi doc’ i quali, con il passare del tempo, diventano i principali frequentatori della società.

Con il passare degli anni sono oltre 600 le persone che hanno praticato il TAEKWONDO a Budrio, da coloro che hanno frequentato solo per pochi mesi a coloro che hanno praticato per molti anni e che da allora praticano tuttora. La palestra di Budrio ha diplomato fino ad ora ben 31 cinture nere tra le quali un 7°dan, un 4°dan, quattro 3°dan, e otto 2°dan, tra questi vi sono istruttori ed arbitri di livello nazionale. In questi ultimi anni si è dato un grosso impulso al settore giovanile anche attraverso la creazione del CAS (Centro Avviamento allo Sport) proprio per dare la possibilità ai giovanissimi di avvicinarsi a questa disciplina che non vuole essere solo uno sport condizionato dall’imperativo del risultato agonistico a tutti i costi, ma vuole trasmettere anche i valori più profondi dell’arte marziale, quali l’autocontrollo ed il rispetto di se stessi e degli altri.

… 30 e più anni di STORIA …

In queste pagine cercheremo di ripercorre insieme alcuni degli avvenimenti che hanno caratterizzato la vita di questa società; anni che sono stati anni pieni di soddisfazioni, di grandi e di piccoli risultati; ma anche anni di delusioni, “di sudore e di lacrime”, come spesso si dice nel gergo, ma sempre vissuti con la grande passione che anima chi crede in quello che fa e per questo è disposta a qualsiasi sacrificio.

La storia della nostra società ripercorre le vicende del nostro paese, di Budrio, e della sua anima sportiva. Probabilmente ci avrete visto in piazza Filopanti, o durante le feste di paese, nelle calde sere estive con le dimostrazioni, preparate in tante sere in palestra; sicuramente qualcuno di voi ha pensato che quelle tavolette che si rompevano con tanta facilità fossero in qualche modo ‘addolcite’ fino a quando uno dei ragazzi doveva fare l’inchino rituale davanti al pubblico incredulo, senza che la tavoletta si fosse rotta. E allora sugli sguardi di tutti si poteva leggere chiaramente che le tavolette non erano poi così addolcite.

Mentre leggiamo insieme la storia, vorrei che tutti voi cercaste di immaginare, ancor prima dell’aspetto agonistico e dei risultati ottenuti, la volontà di tanti ragazzi e ragazze che partivano, e partono tuttora, per andare a gareggiare lontano da casa; il tutto a proprie spese, per vincere al massimo una medaglietta, e tornare a casa spesso con qualche livido in più. E’ il vero spirito sportivo, che anima i nostri ragazzi, uno spirito ben lontano dalle lusinghe di fama e ricchezza che spesso anima chi pratica altri sport. Chi inizia la pratica del Taekwondo non lo fa certamente in prospettiva di un futuro di ricchezza e di onori, ma nella coscienza di dovere faticare, sudare, di conquistare quei valori e quelle soddisfazioni che solo un vero sportivo conosce.

I nomi che leggerete sono solo alcuni dei tanti che andrebbero ricordati, e se qualcuno che legge non si sente menzionato, non è perché la sua storia e i suoi sacrifici non meritano di essere ricordati, ma perché lo spazio per ricordare tutto e tutti non sarebbe sufficiente. Altro aspetto estremamente importante, è la consapevolezza di tutti i componenti della società, che i risultati ottenuti sono il risultato di un lavoro di squadra, che chi gareggia e vince, non gareggia e vince da solo, ma con il supporto, il sostegno di tutti. E’ un atteggiamento, un modo di pensare, che ciascuno ha fatto proprio e che ci sforziamo, tutti insieme, di trasmettere alle nuove leve. Infine vorrei ricordare che se 35 anni fa a Budrio qualcuno avesse sentito dire la parola taekwondo forse avrebbe detto come la mia nonna ‘te con du, me con tri’, che per quelli che non conoscono il dialetto vuole dire ‘te con due e io con tre’. Adesso crediamo con un pizzico di presunzione di avere fatto entrare nel vocabolario budriese un nuovo temine, e sono in pochi che non ci conoscono, grazie anche al lavoro fatto nelle scuole, dove da alcuni anni collaboriamo con le insegnati per fare conoscere la nostra disciplina.

La storia che leggerete è basata per gran parte su un volumetto ‘I nostri 20 anni più belli’ redatto in occasione del nostro ventesimo anniversario; ora la storia arriva fino ad oggi ed è stata arricchita di oltre 1200 fotografie; qualcuna purtroppo è stata ritrovata in condizioni non perfetta, ma è stata comunque inclusa perchè rappresenta un piccolo pezzo di storia.

Nonostante le intenzioni fossero di raccontare la nostra storia nel modo più obbiettivo e impersonale possibile, mi rendo conto che molte delle informazioni raccolte derivano dal mio ‘album personale’ e che molte volte la mia vita si è confusa con quella della società, una società fatta di atleti ma ancor più di persone dalle quali mi rendo conto di avere ricevuto tanto. Oggi i ragazzi ai quali ho insegnato le prime tecniche di taekwondo sono persone mature, sono gli istruttori, le istruttrici delle nuove generazioni, dei miei stessi figli; spesso mi sento chiamare ‘Maestro’ e non so se merito questo appellativo, ne sento la responsabilità che a volte non riesco ad onorare; spero che questo piccolo lavoro che dedico a loro, sia un modo di dire grazie a tutti.

Angelo Davalli